La Scoperta
Alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, l'area compresa tra i poderi Molinello e Sasseto fu segnalata da Guglielmo Maetzke (Firenze, 1915-2008) per i numerosi ritrovamenti archeologici emersi soprattutto durante la piantagione di un oliveto. L'importanza del sito si estendeva dal Neolitico fino all'età ellenistica, e fin dall'inizio si comprese che la zona era un sepolcreto utilizzato principalmente a partire dall'epoca villanoviana (IX-VIII secolo a.C.), a cui furono attribuite alcune tombe a "pozzetto" con ossuari. Particolare attenzione fu rivolta a un promontorio vicino al podere Molinello, dove era stata scoperta una camera funeraria. Maetzke ipotizzò che potesse trattarsi di un tumulo, grazie alla presenza di una crepidine in pietra affiorante alla base del rilievo. Oggi sappiamo che la sua intuizione era corretta.
Le prime campagne di scavo sul sito furono organizzate dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana circa dieci anni dopo. Nel biennio 1960-1961, Anna Talocchini condusse ricerche che portarono alla luce il perimetro del tumulo e cinque tombe a camera (tombe A-E). Negli anni Ottanta (1981-1989), Elisabetta Mangani completò il progetto con l'esplorazione delle restanti dieci tombe (F-Q).
Il tumulo
Il tumulo, costruito su un banco di travertino appositamente livellato, è circondato da una struttura circolare (tamburo) con un diametro massimo di 38,60 metri, realizzata con materiale lapideo locale. Le tombe più antiche (B, E, L) si trovano nella parte centrale e risalgono al VII-VI secolo a.C., mentre la maggior parte delle altre camere sepolcrali (C, D, G, H, I, M, N, O, P, Q) sono databili al VI secolo a.C. L'ultima fase di utilizzo del tumulo è compresa tra il III secolo e la fine del I secolo a.C., periodo in cui furono realizzate le tombe A e F, che custodivano numerose urne cinerarie iscritte appartenenti alla famiglia principesca Marcni.
Nel museo è esposta una selezione di reperti provenienti da alcune delle tombe del tumulo, offrendo una testimonianza affascinante su questa antica necropoli.
Le statue
Durante le indagini di scavo, furono rinvenuti tre frammenti statuari fuori contesto, che i ricercatori ritengono probabilmente decorassero il lungo dromos della tomba B, rappresentando gli antenati del defunto. Stilisticamente, queste statue mostrano una forte affinità con la tradizione "dedalica" e sono attribuibili alle produzioni chiusine del VII-VI secolo a.C.
Il termine "stile dedalico" deriva dal mitico scultore e architetto greco Dedalo; negli studi moderni, si riferisce principalmente alle sculture greche del VII secolo a.C., ispirate all'arte egizia. Questo stile è caratterizzato da occhi a mandorla, volti ovali o triangolari, acconciature "a gradini" e dettagli incisi.
Il sarcofago degli sposi
Durante gli scavi degli anni '60, nella tomba B fu rinvenuto un coperchio di sarcofago in pietra fetida che raffigura una coppia di sposi distesi in un banchetto, con ancora visibili alcune labili tracce della pittura originaria. Al momento della scoperta, l'opera era estremamente frammentata, e purtroppo, le teste degli sposi erano mancanti. Nonostante ciò, è ancora possibile apprezzare dettagli come le pieghe delle vesti, i gioielli, e i cuscini su cui i corpi riposano. Questo manufatto, confrontabile con produzioni tarquiniesi, ceretane e chiusine, è datato all'ultimo venticinquennio del VI secolo a.C. e rappresenta uno dei più antichi esempi di sarcofago con coppia di sposi a banchetto attestati nell'Etruria settentrionale.
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